venerdì 17 aprile 2020

Riflessioni post pandemiche

Mentre scrivo nel mondo si sono ammalate di Covid più di due milioni di persone, causando circa 132.000 morti. Solo in Italia i positivi al virus sono più di 165.000 e si contano purtroppo quasi 22.000 decessi. Ma nonostante questi numeri inquietanti sento una strana esigenza di pensare al dopo pandemia, un piccolo barlume di ottimismo, una luce tremolante e sfocata dentro il tunnel buio e lungo della malattia. Voglio pensare al dopo, ai giorni che verranno quando tutto sarà finito, al tempo che sarà un nuovo tempo, un nuovo inizio, una ripartenza, una rinascita. Tutti noi calati oggi in questo incubo interminabile, costretti ad una quarantena forzata nel disperato tentativo di fermare i contagi, siamo costretti a riflettere, a pensare, a guardare dentro noi stessi, ad imparare. Io lo faccio tutti i giorni e sento di crescere come essere umano, come uomo. Non tutte le quarantene sono uguali. Ci sono quelle in famiglia, tutte somiglianti ai quei giorni festivi freddi e piovosi in inverno, quando si rimane a casa tutti insieme, davanti alla tv o in compagnia di un buon libro. Ci sono poi le quarantene in solitudine, come la mia, nelle quali sei costretto a fare i conti con te stesso e riesci a misurare il tuo spessore, scoprendo le tue fragilità, le tue incertezze e le tue paure, ma anche la tua forza ed il tuo valore. La solitudine in questo contesto surreale assume dei contorni davvero particolari, diventa terapeutica, quasi salvifica, oppure un'arma devastante dal potere drammaticamente feroce. Il mio post pandemia lo immagino più bello del pre. Avevo già capito l'importanza del tempo stesso. Questa comprensione mi ha sempre portato ad evitare di sprecare i miei giorni cercando di valorizzarli sempre tutti, minuto per minuto, per non avere mai rimpianti che devasterebbero la mia anima, per arricchirmi di rapporti umani attraverso la conoscenza delle persone e soprattutto mediante l'ascolto. Ma l'importanza del tempo in questo isolamento forzato ha assunto connotati stratosferici, un livello elevatissimo. Sono fermamente convinto che il mio dopo sarà migliore del mio prima, perché saprò ancora meglio chi sono e quanto valgo, qual'è la mia capacità e la mia forza. E la vita farà fatica a starmi dietro...

giovedì 9 aprile 2020

Diario di una quasi quarantena

Siamo a fine marzo, ufficialmente più di 100.000 infetti e più di 10.000 morti solo in Italia. Il mondo trema, il contagio è inarrestabile, la pandemia è realtà. L'Italia è ferma, costretta al blocco nel disperato tentativo di arrestare il contagio attraverso il distanziamento sociale, l'unica arma, quella più antica ma ancora quella più efficace. Qualche leggero segnale di speranza, il virus sembra rallentare la sua corsa forzennata, ma è ancora lungi dal fermarsi e continua a portar via la vita a quasi un migliaio di persone al giorno, la maggior parte delle quali concentrate in Lombardia. Gli italiani sono chiusi in casa, si affacciano dai balconi, si scatenano sui social, affollano le cucine rispolverando ciascuno le proprie antiche radici, si improvvisano tutti cuochi e amanti della culinaria. I giorni passano e ci si scopre fragili da un lato ed indistruttibili dall'altro. La quarantena mette in luce pregi e difetti del popolo italico, avvicina le generazioni, fa riscoprire il valore della famiglia, ne esalta il ruolo. Tutti si riscoprono consapevoli del valore della libertà. Nell’aria rimbomba l’urlo “ce la faremo!!”