mercoledì 8 febbraio 2012

Segni di una catastrofe in arrivo

Segni di una catastrofe in arrivo. Ieri sera la luna brillava in solitudine nel cielo ghiacciato, circondata da un cerchio di luce perfetto. Probabilmente gli esperti sapranno dare una spiegazione dell’evento, ma a me piace pensare che fosse un segno premonitore dei Maya, un annuncio sinistro dell’imminente catastrofe mondiale. Ieri in alcuni paesi isolati dalle abbondanti nevicate i cervi e i lupi sono scesi nelle strade, infreddoliti ed affamati, scene viste nei film apocalittici targati Hollywood. Siamo nel 2012 e i lupi scendono ancora in paese. Più di 20 anni fa sedicenti esperti prevedevano un'Italia desertificata dalle temperature calde anche in inverno, arsa dal sole e dalla mancanza d’acqua. Oggi invece la neve cade copiosa anche in pianura, anche più volte durante l’anno, creando panico, morte e polemiche. Noi umanoidi, con la presunzione di essere la specie dominante su questo pianeta, di sapere tutto sulla natura e i suoi cicli, stupidamente convinti di poter prevedere e prevenire, ci riscopriamo d’improvviso vulnerabili, deboli, in balia degli eventi naturali, preda del caos e delle sue feroci leggi. E se il 21 dicembre 2012 invece di decretare una fine improvvisa e violenta fosse l’inizio di una nuova era glaciale, saremmo davvero pronti? Il genere umano sotto una coltre nevosa come quella che è scesa in questi giorni, continua e duratura per tutto l’inverno, probabilmente dopo un po’ si estinguerebbe. La produzione di generi alimentari diverrebbe difficoltosa, la frutta diventerebbe merce rara, la verdura alimento ignoto. Diverrebbe difficile allevare animali, i costi sarebbero proibitivi, con scarsi risultati. La lotta per accaparrarsi le risorse energetiche, già aspra oggi, diverrebbe logorante e drammatica, producendo conseguenze inenarrabili. L’energia solare diverrebbe difficilmente sfruttabile, la neve ricoprirebbe i pannelli ed il cielo plumbeo lascerebbe filtrare i raggi del sole con difficoltà. La nostra vita in un’era glaciale sarebbe compromessa. Migreremmo tutti verso l’equatore, noi oggi abitanti dell’emisfero evoluto, grassi, ricchi e viziati, diventeremmo i profughi giunti dal nord, sfuggiti al freddo ed alla fame, saremmo noi i nuovi “immigrati”, in cerca di migliori condizioni di vita. Il mondo diventerebbe un posto davvero diverso. Queste riflessioni, seppure apparentemente frutto di un’esagerazione, assumono la loro importanza e concretezza se si pensa a come qualche giorno di freddo intenso stia mettendo a dura prova un intero paese, rendendolo tutto uguale, tutto finalmente unito, tutto sotto metri di bianca e soffice neve. Che fosse questa la vera fine del mondo?