martedì 21 agosto 2012

Perchè la fine arriverà...

Perché arriverà anche per noi la fine del mondo? La spiegazione è davanti ai nostri occhi, e cercherò brevemente di riassumerne la risposta.

La nostra società è malata. Il nuovo soggetto sociale riconduce a sintesi il superamento di ogni ostacolo e resistenza, nel primario interesse della popolazione, evidenziando ed esplicitando in tempi brevi, anzi brevissimi, una congrua flessibilità delle strutture organizzative. Senza fare inutile retorica è possibile affermare con sicurezza che l’indicazione di base prefigura in modo assoluto il ribaltamento della logica preesistente, legata a concezioni arcaiche della figura sociale, senza precostituzione delle risposte, non dando per scontato a monte e a valle della situazione contingente un indispensabile salto di qualità. Alla luce di quanto esposto appare evidente che l’approccio programmato deve perseguire un organico collegamento interdisciplinare senza pregiudicare il livello delle prestazioni, attivando ed implementando, in un’ottica di fattivo sviluppo, l’annullamento di ogni ghettizzazione. Solo così potremmo parlare della fine del mondo come di una meta organica e funzionale al raggiungimento di qualsivoglia obiettivo sociale. La razionalizzazione delle risposte deve prevedere un funzionamento parallelo delle risorse intellettuali, pena il fallimento complessivo dell’operazione. Dallo scenario descritto emerge in modo semplice e chiaro come il bisogno emergente si caratterizzi per la riconversione ed articolazione periferica dei servizi, in maniera articolata e non totalizzante, non sottacendo ma anzi puntualizzando, con le dovute ed imprescindibili sottolineature, la trasparenza di ogni atto decisionale. Se vogliamo sopravvivere all’evento estremo dovremo necessariamente razionalizzare le risorse disponibili, estrinsecandone i ruoli e le funzioni, guardando oltre il recinto dell’umana tolleranza. La fine del mondo si avvicina e per questo dovremo modificare interamente il criterio metodologico, presupponendone la verifica degli obiettivi istituzionali, secondo un  modulo di interdipendenza orizzontale, e non più verticale come in passato, recuperando ovvero rivalutando, nel rispetto della normativa esistente, l’appianamento delle discrepanze e discrasie esistenti. Il raggiungimento della meta per la società del futuro non potrà mai prescindere dal quadro sin qui descritto, il mondo nel suo complesso sarà espressione diretta dei comportamenti sociali, determinando una sorta di interazione umana programmatica e sistematica. Solo chi avrà chiaro quest’ultimo aspetto potrà concorrere alla creazione di una nuova generazione sociale, in grado di prefissarsi obiettivi raggiungibili e costruttivi. L’utenza potenziale che si affaccerà al mondo dopo il ventuno dicembre del duemiladodici rappresenterà un auspicio per la ricognizione del bisogno emergente, al di là delle contraddizioni e difficoltà iniziali, attualizzando e concretizzando, nella misura in cui ciò risulterà fattibile, la demistificazione del nuovo futuro linguaggio sociale.
Nella speranza che ora il quadro sia più chiaro per tutti vi auguro una meravigliosa fine del mondo.

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